SENIGALLIA / “La vostra vita è più importante dello sballo di una canna”
SENIGALLIA / “La vostra vita è più importante dello sballo di una canna”
Toccante lettera di un ex tossicodipendente agli studenti del Liceo Medi. La dottoressa Crinelli e l’avvocato Paradisi relatori nell’incontro promosso dalla Consulta dei Giovani
SENIGALLIA – Tossicodipendenze e stili di vita, fughe da se stessi e dalla legalità e contrappasso della pena. Questi i temi affrontati dai ragazzi del Liceo Scientifico “Medi” nell’ambito del progetto “Vivere SANIgallia” coordinato dalla Consulta dei Giovani. Di fronte ad una attentissima platea di studenti, la dott.ssa Raffaella Crinelli e l’avv. Roberto Paradisi, introdotti dalla professoressa Francesca Berardi, hanno parlato del tunnel della droga, della vita dei tossicodipendenti ai margini della legalità e della società, del contrappasso della pena che arriva sempre a bussare alla porta anche quando magari si è riusciti a fare scelte diverse e di rottura. E’ il caso di Simone, compagno e poi marito della stessa dott.ssa Crinelli, membro dell’Associazione “Antigone”. La relatrice, anche al di fuori delle proprie competenze professionali, ha voluto raccontare la propria storia con Simone. Lei, una vita di studio, di carriere universitaria e di professione. Lui, una vita ai margini della legalità fatta di processi, carcere, comunità. Una storia di amicizia e poi di amore che permetterà poi a Simone di guardarsi allo specchio e dire “basta”. Toccante la lettera inviata da Simone (che oggi è in affidamento in comunità dopo aver trascorso diversi mesi in carcere) agli studenti e letta dalla sua compagna.
Commovente la sua storia: dalla cannabis (provata la prima volta per una delusione per la sconfitta degli azzurri a un mondiale di calcio) a quella che lo stesso Simone ha definito “la signora eroina”. E poi la dipendenza, i reati, i processi. Infine l’amore e le nozze e un conto impietoso arrivato dal passato. E l’invito agli studenti, rilanciato anche da Raffaella, a godersi la vita in modo sano. “Credo che Simone abbia avuto il permesso di uscire dal carcere – ha spiegato l’Avvocato Roberto Paradisi suo difensore – perché abbiamo convinto i giudici del fatto che Simone abbia compreso i suoi errori e si sia assunto, senza scorciatoie, ogni responsabilità. Ed è il contrario della sotto-cultura della droga: Simone è tornato ad essere presente a se stesso mentre il tossicodipendente si deresponsabilizza”. La pena, ha spiegato il legale, non ha solo una funzione di rieducazione. Deve anche avere una funzione di retribuzione del male arrecato alla comunità e Simone ne è perfettamente consapevole.
“Fa strano – ha chiosato Paradisi – vedere come un ragazzo di una profondità e sensibilità non comune come quella di Simone possa essere entrato in un simile tunnel. Questo significa che la guardia deve essere sempre alta e il rispetto della legalità (compreso il divieto di fare uso di cannabis) deve essere sempre un valore non negoziabile”.
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