SENIGALLIA / Nella valle del Misa e del Nevola confluiranno tutti i rifiuti della provincia di Ancona
SENIGALLIA / Nella valle del Misa e del Nevola confluiranno tutti i rifiuti della provincia di Ancona
Senza grandi annunci e senza alcuna consultazione degli enti amministrativi interessati si va costituendo un grande polo, in un’area strategicamente importante del nostro territorio
SENIGALLIA – Dal Meetup dell’Onda riceviamo e volentieri pubblichiamo: “Quello che c’è sa sapere in fatto di rifiuti è che, senza grandi annunci, senza alcuna consultazione degli enti amministrativi interessati, senza informazione dei cittadini contribuenti, si va costituendo un grande polo del rifiuto nella media valle del Misa. Alle Casine di Ostra sorgerà l’impianto per la trasformazione anaerobica dei rifiuti organici in biogas e a Corinaldo la superficie della discarica verrà più volte ampliata per accogliere il grigio, i rifiuti speciali e forse anche l’amianto. Con la chiusura di Sogenus Maiolati – che era l’altra discarica strategica del nostro Ambito Territoriale – questo significa che nello spazio che si stringe a monte della confluenza tra Misa e Nevola verranno fatti confluire tutti i rifiuti della provincia di Ancona, e molto di più, data la capienza eccedente che hanno i due impianti.C’è da sapere intanto che i lavori a Corinaldo sono cominciati e che subito è stato deviato il corso del fosso Casalta per fare spazio alla vasca di decantazione, con quale sicurezza per l’ambiente che sta a valle (del Nevola, dunque sul nostro versante) è doveroso, più ancora che lecito, dubitare.
C’è poi da sapere come si è arrivati a questa assurda concentrazione di rifiuti in mezzo a una valle breve e stretta alla cui foce c’è il più grande e frequentato centro turistico-balneare delle Marche. Ci sono cause lontane e vicine: a partire dall’indisponibilità della parte Sud della provincia a farsi carico dei propri rifiuti (non li hanno voluti, ma li producono), per arrivare alla chiusura annunciata per quest’anno di Sogenus, che gestiva rifiuti speciali a Maiolati con buona proprietà e correttezza. Si è trattato di un vero episodio di guerra territoriale che, cominciata nel 2013, è oggi a un passo dal raggiungere lo scopo: il passaggio di mano nella gestione dei rifiuti.
Per arrivarci, i diretti interessati hanno dovuto convincere l’Assemblea Territoriale d’Ambito-ATO2 di Ancona a negare a Sogenus il permesso di ampliare la propria superficie, e a stringere quel Consorzio fino a farlo chiudere alla scadenza “naturale” della discarica, alla fine del 2017. Il che ci sta, quando si pensi di dare un più forte incremento alle attività di riciclaggio, ma diventa speculazione se invece tutto questo viene fatto per trasferire gli stessi materiali in altre mani e da un’altra parte.
Ottenuta l’investitura, a Corinaldo si trattava adesso di fare spazio a quei rifiuti speciali dove prima si raccoglievano gli organici per farne compost. E già a fine 2013 la nascente ATA (Assemblea Territoriale d’Ambito autodefinitasi “Soggetto Unico per la Gestione dei Rifiuti in tutta la Provincia di Ancona”) progetta di riconvertire Corinaldo dichiarando obsoleto (dopo quattro anni dalla installazione!) l’impianto di compostaggio che vi si trova. E se prima gestore del secco e degli speciali era SOGENUS società consortile dei comuni della Vallesina, adesso questi rifiuti li gestirà ASA, società privata a nomina pubblica dei comuni che vi partecipano per quote (quelli delle valli Misa e Nevola, con 60% a Corinaldo e 24,4% Senigallia). Via dunque l’organico da Corinaldo per fare posto al secco che prima si portava a Maiolati.
Via dove? Alla Zipa delle Casine. Anzi, il Digestore per Biogas alle Casine diventava a questo punto strategico, perché non si sarebbe potuta fare a Corinaldo la riconversione della proprietà e dell’impianto se non si fosse trasferito tutto l’organico immediatamente sopra il posto più bello e delicato delle nostre valli, dove una volta c’era l’olmo bello e si facevano le scampagnate in primavera: alla confluenza del Nevola con il Misa. Inutilmente i responsabili del CIR 33, il Consorzio che gestiva i rifiuti prima dell’avvento dell’Area Vasta, chiesero che tale digestore fosse realizzato in ambito pubblico, presso la discarica di Corinaldo: si ritenne di favorire il progetto privato di Casine con la spiegazione che la parte pubblica non aveva soldi per fare l’investimento; il privato invece ce li aveva perché la parte pubblica gli aveva affidato la gestione del piazzale dello smistamento del differenziato verso i Consorzi (succede anche qui come in altri campi: il privato sussidiario fa soldi con le gestioni pubbliche e poi con quelli sostituisce il pubblico che l’ha beneficiato). Altri lo chiamano “privatizzazione”. Per converso, la Biogas ha bisogno di smaltire i residui della gassificazione. Per quello, adesso c’è Corinaldo.
Ora c’è da sapere che tipo di impianti sono questi, come operano e quale posto occupano nel piano della gestione complessiva dei rifiuti della nostra provincia.
Intanto la capienza. Il Digestore di Casine è dato per 40.000 tonnellate di organici all’anno (più di quelli che produce la nostra privincia); la discarica di Corinaldo è in via di forte ampliamento e attualmente riceve – se è corretta la nostra informazione – rifiuti da San Benedetto del Tronto. Dunque sono entrambi impianti molto grandi e il loro impiego si propone al mercato dei rifiuti su un’area più vasta… dell’Area Vasta.
E poi i costi: 8 milioni buttati via per la dichiarata obsolescenza del compostaggio + spese per il primo stralcio dell’ampliazione e per i successivi + lavori di adeguamento idrogeologico per ospitare il Digestore di Casine + spese dei cittadini attraverso Tari + esternalità. E faccia i conti chi sa.
C’è inoltre da sapere che ASA, intanto, ha attivato un numero molto consistente di codici CER in modo da poter smaltire una vastissima gamma di rifiuti che potrebbero, con migliore impegno, essere riciclati. Ed è questo, appunto, il motivo più forte per cui ci siamo decisi per primi a parlare pubblicamente e in modo complessivo di quello che sta succedendo alla nostra vallata: non solo per i prevedibili disagi dovuti all’enorme aumento di traffico già attivo per il conferimento, o per la costante minaccia di perdite del percolato in una valle come quella del Nevola, che provocò l’alluvione del 2014, o per le reazioni chimiche che, nel tempo, si possono attivare dal contatto di tanti materiali chimicamente diversi, ma proprio per la perdita di senso che induce questo modo di procedere (peraltro totalmente fuori Piano – poi il Piano si adeguerà) sull’intera gestione dei rifiuti, al di là di tante chiacchiere fiorite.
Che senso ha, infatti, fare oggi una discarica onnicomprensiva? Posto che la gerarchia dei rifiuti individua lo smaltimento in discarica come “fase di gestione residuale successiva all’attività di riduzione e riuso, riciclaggio, recupero di materia e recupero energetico”, l’esame dei codici CER consentiti allo smaltimento in una discarica (D1) mostra come molti di essi – se non la maggior parte – potrebbero essere tranquillamente assegnati alla filiera del recupero in impianti autorizzati, di modo che gli scarti ivi prodotti verrebbero classificati prevalentemente con il codice 19 (“rifiuti prodotti da impianti di trattamento dei rifiuti”). Una discarica oggi, inserita in un contesto di gestione differenziata dei rifiuti, dovrebbe ridurre al minimo il numero di codici utilizzati (e quindi le proprie dimensioni), in modo da indurre i produttori a destinare il rifiuto alla filiera del recupero, anziché prediligere la più comoda e sbrigativa via dell’interramento.
Vediamo, invece, che i poteri pubblici tendono ad accaparrarsi la maggior quantità di rifiuti possibile, in modo da trarre cospicui vantaggi attraverso le tariffe per il loro smaltimento. In questo modo però gestire una discarica non significa altro che competere con la filiera del riciclaggio.
E se resta, alla fine, qualcosa da sapere, è lecito chiedersi: possibile che lo smaltimento dei rifiuti debba, per la sua redditività immediata, competere con quelle di differenziazione e smaltimento? Che senso può avere che un Comune, sia pure attraverso una società partecipata, si metta a fare bilancio sugli smaltimenti di cose che vorrebbero essere invece recuperate e riciclate? Che senso ha che noi andiamo avanti a separare carta, vetro, plastica, organico, se poi il pubblico dimostra di lavorare su due categorie supreme, il secco e l’umido? La raccolta differenziata è un servizio che fa il Comune a noi, o un servizio che facciano noi al Comune? Una gestione che comprende la raccolta e smaltimento dei rifiuti non dovrebbe produrre utili attraverso tariffe, dal momento che noi paghiamo le tasse per sostenerle. E se li producono, questi utili debbono essere riversati o su investimenti migliorativi o su una diminuzione di tasse e bollette, e non finire nelle tasche di una burocrazia privilegiata o sulla contabilità generale dell’amministrazione, in genere sballata per il carrierismo di chi la guida.
Cosa possiamo aspettarci adesso?
Con riferimento all’ATA, che la smetta di ampliare Corinaldo, gli riduca il numero dei codici all’essenziale, e pensi di più alla prevenzione del rifiuto.
Con riferimento alle amministrazioni locali, che la smettano di fare il doppio gioco – visto che stabiliscono ed erogano inseme le tariffe e le tasse, le prime come partecipanti in società private (ASA) e le seconde come pubblici riscossori (TARI) – e sciolgano finalmente questo insostenibile conflitto di interessi.
Con riferimento al ruolo che potrebbe avere il Movimento 5 Stelle per rimettere a posto le cose, che se ne ricordi. Con scoramento abbiamo visto crescere il consenso intorno a soluzioni sbagliate. Abbiamo visto come le battaglie condotte dai 5 stelle di Jesi per far chiudere Maiolati e impedire le Biogas sono state utilizzate per trasferire tutti i rifiuti nella nostra valle. Con dispiacere abbiamo dovuto constatare che, di fronte al digestore delle Casine, una piccola frazione del Movimento 5 Stelle (la più intransigente a parole) si è arresa così facilmente al punto da votare a favore nel Consiglio comunale di Senigallia la messa in sicurezza della Biogas di Casine, quindi la sua fattibilità. Dal M5S ci aspettiamo che realizzi i suoi programmi, non che si metta d’accordo con chi già governa per avere anche loro un posticino al sole”.
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