SENIGALLIA / Le correnti marine hanno nuovamente bloccato la foce del fiume Misa
SENIGALLIA / Le correnti marine hanno nuovamente bloccato la foce del fiume Misa
SENIGALLIA – Ormai ci abbiamo fatto l’abitudine. A distanza di appena venti giorni, la foce del fiume Misa è stata nuovamente ostruita. Ed il fiume, al centro della città, in molti tratti è, conseguentemente, privo d’acqua. Una situazione preoccupante. Ma nessuno, a quanto sembra, interviene.
Purtroppo, in questa nostra Italia della politica parlata si fa ben poco per mettere in sicurezza le città. E si interviene soltanto quando è troppo tardi. Dopo le tragedie. Quando tutti, di fronte ad un microfono, hanno qualcosa da dire (o da ridire…). Ma prima restano tutti fermi. Restano nei loro uffici. E, nel caso specifico dell’ostruzione della foce del fiume Misa, va ricordato con molta chiarezza che le correnti marine sono implacabili e riescono a creare – o distruggere – di tutto. Tanto che l’uomo realizzando dei moli in maniera adeguata ha cercato, negli anni (e nei secoli), di porvi rimedio. A Senigallia, invece, nonostante le grida di allarme (l’ultima dello scorso 8 gennaio), nonostante le alluvioni (la più recente, oltre a tanti danni ha anche causato delle vittime), si continua imperterriti a sfidare le correnti del mare. Ed il risultato è, spesso, troppo spesso, sotto gli occhi di tutti.
Eppure da tempo, c’è chi chiede – purtroppo, inutilmente – il dragaggio del fiume. E, soprattutto, chiede una modifica dei bracci del canale. Si propone, cioè, di tornare al passato: al braccio Sud più lungo dell’altro. Così come era – anche a Senigallia – prima della realizzazione del nuovo porto. Così come è nelle foci di tutti i fiumi della costa adriatica, da Nord a Sud.
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Ed a proposito del dragaggio del fiume Misa, ci sembra utile e, soprattutto, di grande attualità, riproporre (lo avevamo fatto – inutilmente – anche lo scorso 8 gennaio, in un’occasione analoga) un intervento del Gruppo consiliare Senigallia Bene Comune del 31 marzo 2016. Questo il testo:
“Con nostra interrogazione scritta del 22/02/2016 – scriveva in quella occasione il gruppo consiliare di Senigallia Bene Comune – abbiamo chiesto al Sindaco di conoscere “se è stata fatta richiesta scritta, alla Regione Marche o alla Provincia di Ancona, di dragare il tratto finale del fiume Misa, quello che va dal ponte della ferrovia alla foce: quando e quante volte” e “se il primo punto è affermativo chiedo copia delle lettere inoltrate e delle eventuali risposte pervenute”.
Vista la celere risposta, con relativi allegati, pervenuta il 23/02/2016 (prot.n.13279), abbiamo letto con attenzione quanto inviato, trovando alcune “sorprese”.
Prima di analizzare la risposta del Sindaco, va citato l’art. 53 lett. B) della Legge regionale 17/05/1999 n. 10 (“Riordino delle funzioni amministrative della Regione e degli Enti locali nei settori dello sviluppo economico ed attività produttive, del territorio, ambiente e infrastrutture, dei servizi alla persona e alla comunità, nonché dell’ordinamento ed organizzazione amministrativa”) in forza del quale: “Sono attribuite ai Comuni le funzioni amministrative concernenti: b) l’esecuzione delle piccole manutenzioni nel settore della difesa del suolo e la pulizia dei tratti degli alvei dei fiumi, dei torrenti e dei corsi d’acqua”.
In forza anche di tale legge regionale, venne in pratica attuato il decentramento amministrativo e di fatto il Comune di Senigallia subentrò alla Regione nella gestione dell’area portuale; tale subentro si realizzò con la determinazione dirigenziale n. 990 del 19/07/2002. La stessa legge regionale è stata poi richiamata nella recentissima determina dirigenziale n. 1006 del 08/10/2015 riguardante l’affidamento di aggiornamento caratterizzazione sedimenti marini per il dragaggio dell’avamporto e zona imboccatura del porto di Senigallia.
Fatte queste premesse, passiamo ad analizzare la risposta del Sindaco del 23/02 u.s. per vedere in cosa sono consistite quelle che il primo cittadino ha definito “comunicazioni formali ed ufficiali di “pressione politico/amministrativa” affinché i soggetti giuridicamente competenti e responsabili provvedessero a mettere in campo le azioni necessarie all’escavo del porto canale”; ovviamente lasceremo “cadere nel vuoto” le “ripetute sollecitazioni verbali sempre finalizzate a caldeggiare con insistenza gli interventi di pulizia del tratto finale del fiume”, di cui nulla potremo mai sapere con certezza. Limitiamoci quindi agli atti ed andiamo a leggerli.
La prima lettera ufficiale che il Comune di Senigallia invia alla Provincia è del 07/04/2004 (prot. n. 20943) con cui venne segnalata “la necessità di procedere alla escavazione dei fondali nella parte terminale del Fiume Misa” e, considerando che “questa Amministrazione ha realizzato due interventi di escavazione dei fondali, uno nella zona di imboccatura del Porto e l’altro all’interno della darsena peschereccia n. 1, utilizzando i fondi messi a disposizione dalla Regione Marche in attuazione al decentramento amministrativo che trasferisce funzioni e competenze sui Porti direttamente ai Comuni”. E proprio perché il Comune è conscio che “lo scivolamento a valle, come in effetti sta già avvenendo, della enorme quantità di ghiaie e limi presenti accumulatesi nella parte terminale del Fiume Misa” rischia di vanificare gli interventi svolti, l’Ente – anziché diffidare la Provincia dall’intervenire immediatamente, cosa che ogni buon padre di famiglia avrebbe fatto – si limita a chiedere “la disponibilità … a finanziare l’intervento di escavazione dei fondali del tratto terminale del Fiume Misa” e giunge anche a quantificare quello che sarebbe stato il costo: 66.000,00 €. oltre I.V.A. Non è dato sapere se la Provincia abbia o meno riscontrato questo “invito alla disponibilità”.
Con nota del 28/07/2004 (prot.n.2344) l’Ufficio Locale Marittimo di Senigallia scrive direttamente al Comune e per conoscenza alla Regione (ma nulla alla Provincia), richiamando gli interventi del Comune di escavo terminati il 16/06/2004, grazie al quale le quote dei fondali erano di – 3,50 mrtri, segnalò che “le quote dei fondali si sono ridotti e continuano a ridursi a causa del continuo rilascio di materiale inerte accumulatosi negli anni lungo il canale”. E proprio per ovviare a tale problematica, l’Ufficio Locale Marittimo chiede al Comune di “procedere all’escavo di tutto lo specchio acqueo del canale principale con inizio dal ponte della ferrovia e per tutta la sua lunghezza fino all’imboccatura senza soluzione di continuità”.
A questa nota, il Comune risponde il 10/08/2004 (prot. n. 47710) rispondendo all’Ufficio Locale Marittimo e per conoscenza alla Regione e, sebbene non tra i destinatari della lettere del 28/07/2004, anche alla Provincia, con cui altro non fa che dichiararsi concorde con quanto segnalato e richiama la lettera del 07/04/2004.
Dall’agosto 2004 si passa al dicembre 2011 e, stando a quanto inviato dal Comune, pare di capire che nulla accadde per circa sette anni. Il 07/12/2011, infatti, con racc.a.r. (prot. n. 63978) il Comune inoltra alla Regione chiarimenti su alcuni progetti ed evocando il “problema dell’utilizzo del porto canale per l’ormeggio dei natanti da pesca è strettamente connesso alla scarso fondale dello stesso … L’escavo del canale è, oggi, competenza della Provincia la quale è stata più volte sollecitata in tal senso”; premesso che non si cita in base a quale norma la competenza sarebbe stata della Provincia né quanto sarebbero avvenute queste molteplici sollecitazioni, oggi possiamo dire – sulla scorta dei documenti allegati alla risposta del Sindaco – che questi solleciti avvennero sette anni prima.
Passano cinque mesi ed il 23/05/2012 il Comune scrive alla Regione (prot. n. 26362) facendo presente che il Comune aveva chiesto l’escavo alla Provincia, citando le note del 07/12/2011, del 07/04/2004 e del 10/08/2004, ed evidenziava che l’ente provinciale non aveva risposto alle richieste. Concludeva poi il Comune facendo presente che nel 2008 vi era stato un sopralluogo tra tecnici del Comune e della Provincia al quale però non vi è stato alcun seguito.
Dal maggio 2012 ad oggi il Comune, purtroppo anche alla luce dell’alluvione del maggio 2014, non è intervenuto direttamente né ha diffidato la Provincia ad intervenire.
In conclusione, ammesso e non concesso che la competenza all’escavo sia della Provincia, il Comune ha chiesto dal 2004 al 2016 la disponibilità dell’ente provinciale ad intervenire per ben due volte, il 07/04/2004 ed il 10/08/2004, come dire “pressanti e continue richieste”.
Avremmo gradito meno passerelle, meno tagli di nastri, meno fotografie e più fatti, più diffide, più interventi, più oculatezza nella gestione della cosa pubblica”.
Nelle foto: la foce ostruita ed il letto del fiume Misa come si presenta al centro della città
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