FANO / Il regista Ugo Chiti ci illustra il suo Arpagone
FANO / Il regista Ugo Chiti ci illustra il suo Arpagone
di PAOLO MONTANARI
FANO – “Amo molto i teatri marchigiani, in particolare il teatro Rossini di Pesaro. Fino al 15 gennaio sarò in un altro importante teatro la Fortuna di Fano, con il mio Arpagone tratto dall’Avaro di Moliere”. Sono le parole di un grande attore, regista, sia di teatro che di cinema, che nel suo iter artistico, ha svolto spesso scelte autonome, non controcorrente, anche perché il teatro e il cinema italiani, in questo momento hanno poche fasi alternative verso il cosiddetto spettacolo alternativo o sperimentale. L’adattamento de L’Avaro di Moliere è di un grande regista di teatro, Ugo Chiti che con la sua compagnia Azzurra, da anni sta recuperando testi classici come il Decamerone di Boccaccio o la figura di Clizia dagli scritti di Macchiavelli.
– Maestro Chiti, perchè ha scelto l’opera di Moliere? E quale interpretazione ha voluto dare a questo capolavoro che rientra nel genere farsesco?
“Il mio è un libero adattamento da Moliere o forse sarebbe più corretto dire è un “rispettoso tradimento”, oppure potrei azzardare in vena di barocchismi, una sottotitolazione più pretestuosa che partendo da Moliere evidenzia le premesse per una metateatrale rivisitazione attorno all’Avaro.”
– Ci può anticipare le sue note di regia?
“Come sempre al momento di scrivere delle note di regia, si affollano indicazioni diverse, spesso contraddittorie che spiegano bene la conflittualità interna di una riscrittura che non vorrebbe stravolgere l’originale ma attraversarlo con una riappropriazione drammaturgica attenta ad attualizzare i personaggi come a rivedere età e connotazioni secondo le logiche di un autore di compagnia che rispetta il suo ensemble di attori.”
– Come ha concepito Arpagone-Benvenuti?
“Arpagone nasce come un personaggio di opera farsesca ma diviene nel mio adattamento un personaggio che da drammatico diviene tragico e indubbiamente le mie letture di Balzac, La comedie Humane e Mariveux, hanno influenzato la mia scelta”
– Il valore della parola ne l’Avaro.
“La parola è usata in maniera diretta e vengono ridisegnati alcuni passaggi del testo ritenuti da sempre deboli o frettolosamente liquidatori. Un esempio il piano di Frosina per ingannare Arpagone diviene un’occasione drammaturgics. Alessandro Benvenuti veste i panni di Arpagone in maniera ambigua e nello stesso tempo con atteggiamenti feroci.”
– Un grande magazzino, contenitore dell’avidità materiale….
“Si la location non poteva che essere questa con un simbolismo anche esasperato. Perché in un contenitore polveroso vi sono ammucchiate casse vuote che mimetizzano l’accumulo delle ricchezze e degli accumuli nascosti. Una scena cubica, volumetrica che potrebbe ospitare la tragedia greca.”
– I costumi, anch’essi alternativi e simbolici?
“I costumi rifuggono una scelta filologica e sono usati come suggerimenti di caratteri, allusioni cromatiche, travestimenti interiori dei personaggi e diventano una specie di sostegno drammaturgico che aiuta la definizione e la messa a fuoco di ogni parte del testo”.
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