FANO / Arriva al Teatro della Fortuna il Nabucco di Pierluigi Pizzi
FANO / Arriva al Teatro della Fortuna il Nabucco di Pierluigi Pizzi
di PAOLO MONTANARI
FANO – Per Pierluigi Pizzi il famoso registra teatrale,scenografo e costumista veneto, gli impegni “marchigiani”, in questo periodo si accavallano in maniera costante. Dopo la magnifica Madame Butterfly dell’anno scorso proposta dalla Rete lirica delle Marche, quest’anno Pierluigi Pizzi è il regista, scenografo e costumista di Nabucco di Giuseppe Verdi. L’opera che andrà in scena il 2 e 4 dicembre 2016 al teatro della Fortuna di Fano, ha già esordito con successo di pubblico e critica al teatro dell’Aquila di Fermo, al Ventidio Basso di Ascoli Piceno. L’opera vedrà sul podio il maestro Matteo Beltrami che dirigerà la Form – Orchestra Filarmonica Marchigiana e il coro Ventidio Bassoi. I giovani e bravi cantanti che formano il cast di quest’opera sono : il basso Gevorg Hakuhyan nel ruolo di Nabucco; Ivan Defabiani in Ismaele;Simon Lim in Zaccaria, Alessandra Gioia in Abigaille, Anna Pennisi in Fenena, Alessio De Vecchis in Gran Sacerdote, Carlo Assogna in Abtallo e Junk yung Park nel ruolo di Anna.La produzione è sempre della Rete Lirica delle Marche con il suo direttore artistico Alessio Vlad .
Maestro Pizzi, come ha allestito il Nabucco 2016?
“E’ un Nabucco senza scena, ma costruito su una grande pedana bianca e che presenta alcuni oggetti simbolici. Dunque un Nabucco totalmente fuori dall’iconografia classica, come lo concepì invece Ronconi a Firenze nel 1977, nel Nabucco diretto da Riccardo Muti e di cui curai i costumi. I personaggi nel mio Nabucco, gli uomini e le donne, le loro passioni, le storie di popoli oppressi sono il corollario significativo del personaggio principale che è la musica che è al centro del dramma. Nel mio Nabucco non ci sono leoni alati assirobabilonesi . E’ un Nabucco scarnificato,spoglio, dove ripeto il protagonista è la musica e l’uomo si trova al centro dell’universo. Insomma ho voluto realizzare una forma di Teatro assoluto e dare spazio alla memoria”.
Da un punto di vista scenico teatrale vi è un buon equilibrio con la musica?
“Sì perché ho voluto dare una soluzione di continuità al testo verdiano ripreso fedelmente e una rappresentazione basata sull’essenzialità ed esaltazione delle doti vocali. Anche nel momento del “Va pensiero” che di solito parte dopo una pausa, ha trovato invece una continuità che permette allo spettatore di tenere sempre alta l’attenzione. Grazie alla riduzione in due parti, invece delle tradizionali quattro parti, e a tagli minimi,accordati con il maestro Beltrami, abbiamo realizzato un’opera agile, nonostante abbia conservato tutti i canoni verdiani.”
Il Nabucco è la terza opera lirica di Verdi e che ne decretò il successo nel debutto il 9 marzo 1842 al teatro della Scala di Milano. E’ considerata anche da molti critici un’opera risorgimentale. Ha voluto dare anche lei quest’impronta?
“I tempi sono cambiati . Allora il Va pensiero è stato il manifesto per tanti spettatori italiani, del grido di libertà di un popolo soggiogato dagli austriaci, come quello degli ebrei soggetti al dominio babilonese. Nel mio Nabucco si conserva questo sentimento di ribellione, ma è subito superato dalle figure drammatiche del re di Babilonia e la figlia Abigaille. Rispettando i personaggi del librettista Solera, che volle dare all’opera anche una impronta religiosa, ho mantenuto anzi ho evidenziato la figura di Zaccaria, il sacerdote a capo del popolo ebraico. Il Verdi del 1842 esplora i contrasti dell’umano, di Nabucco e Abigaille, devastati dall’ambizione. Vi è nel Nabucco in forma di recitativo, una musica pittorica, che cerca di illustrare non tanto i sentimenti del protagonista. Il cast vocale del mio Nabucco, rispecchia fedelmente la prassi dominante dell’opera italiana degli anni Quarante dell’Ottocento: a un quintetto di prime parti , ciascuno di registri vocali differenti, si affiancano tre comprimari. La vera protagonista vocale è Abigaille, che nel 1842 fu rappresentata da Giuseppina Strepponi. Il soprano in questo ruolo deve avere grande potenza,soprattutto negli acuti e buona agilità. La parte di Nabucco non presenta dal punto di vista vocale per il basso, particolari difficoltà. Il terzo protagonista è Zaccaria, che non agisce mai da solo, ma è sempre attorniato dal suo popolo, di cui è stimolo e sostegno: senza il suo alter ego corale, la parte sarebbe svuotata e priva di senso. Infine Ismaele e Fenena sono voci più modeste. In particolare Ismaele è il tenore più bistrattato da Verdi e non canta alcuna aria. Fenena ha una breve romanza che canta quando ormai sta andando al patibolo. L’ultimo personaggio che nel Nabucco riveste un ruolo fondamentale è il coro”.
Maestro, dopo Fano, lo aspetta il Rossini Opera Festival..
“Si anche qui ho un precedente nell’allestimento sempre al Rof all’Adriatica Arena della Pietra del Paragone. Vi saranno sicuramente delle innovazioni che renderà piacevole quest’opera buffa”.
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