A Senigallia la fucina dell’innovazione sociale
A Senigallia la fucina dell’innovazione sociale
SENIGALLIA – Si è svolta a Senigallia nel fine settimana la prima Study visit di “Comunità che innovano”, progetto nazionale promosso da alcune Caritas italiane (Torino, Biella, Saluzzo, Trieste, Verona e Senigallia) nato per coinvolgere e formare giovani tra i 18 e i 25 anni sulle nuove forme di intervento contro la povertà e lo sviluppo dei territori, con lo scopo di dare gli strumenti ai giovani per diventare attori dell’innovazione sociale, della cittadinanza attiva e dello sviluppo locale. Tra i 50 vincitori del bando, selezionati tra 300 giovani motivati e brillanti, si è creato un gruppo eterogeneo: nel primo incontro i ragazzi hanno conosciuto le della cooperativa Undicesimaora e dei suoi “figli” (azienda agricola, libreria Mastai, campeggio Domus, dove hanno alloggiato, tour operator Terrerranti e falegnameria), per scoprire le testimonianze di imprese socialmente innovative e radicate nel territorio marchigiano e partecipare alla serata al teatro Portone con la presentazione del libro “Taccuino di economia civile” insieme al prof. Stefano Zamagni.
I giovani del progetto, interessati a operare nello sviluppo come volontari, cittadini attivi, giovani imprenditori, operatori del terzo settore, sono ragazzi con una marcia in più, interessanti, acuti, con una visione chiara del settore sociale, critica ma costruttiva, fatta su ragionamenti profondi, non su pregiudizi.
Sulla realtà di Undicesimaora i commenti dei giovani sono entusiasti. “L’idea della cooperativa è coraggiosa e rivoluzionaria” dice Anna di Trieste, 19 anni, “perché i finanziamenti non bastano più: bisogna guardare in faccia la realtà. Non ci sono fondi sufficienti per sostenere lo sviluppo, quindi ogni proposta innovativa che cerchi sostegno è fondamentale. Dobbiamo dimenticare l’idea che il sociale si sostiene con la carità: tutto questo è falso e anacronistico”. Anche Alessandro, di Biella, neolaureato in Economia aziendale, vede nella cooperativa sociale una chance: “Quel che più mi piace di Undicesimaora è il fatto che si offra lavoro a persone in difficoltà e che si crei un legame con altri lavoratori, i quali si mettono a disposizione. Il sistema della rete è assolutamente moderno e necessario.”
“Spesso la comunità” continua Roberto, educatore di Senigallia reduce se Servizio civile, “è incapace di leggere nel diverso l’opportunità, i pregiudizi ti portano a non vedere la persona e le relazioni. Il filo rosso che ci deve tenere uniti è quello dell’umanità”. È sulla società, sulla comunità, quindi, che va puntato l’intervento e i progetti innovativi di questi ragazzi avranno gambe per camminare: ci troviamo esattamente nella fucina della cultura e dell’innovazione sociale del futuro.
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