La replica a don Giuseppe Cionchi: “Il 5° Comandamento di un Papa semi santo”
La replica a don Giuseppe Cionchi: “Il 5° Comandamento di un Papa semi santo”
di PAUL MANONI*
SENIGALLIA – Esiste un limite oltre il quale il seppur acceso confronto di idee e opinioni diventa deliberata offesa, e a quel punto da oggetti di plateali provocazioni, non vale più nemmeno la pena di proseguire oltre. Il silenzio non è più una forma di resa al dibattito, ma un igienico sistema per non elevare ad autorevoli i nostri interlocutori, immeritevoli di ulteriori attenzioni a ragion veduta.
Questo limite è stato abbondantemente superato dall’auto elevatosi difensore storico e morale di Pio IX e dei suoi stemmi pontifici, Don Cionchi, il quale con precisione profetica sembra ricordare tuti gli aspetti della vita del “rivoluzionario” Giuseppe Garibaldi, specie come “assassino“, ma in modo scaltro omette volutamente l’infame contraddizione che porta un infallibile “Papa” a firmare condanne a morte e al contempo predicare il divino comandamento “non uccidere“. Per sua fortuna e maestria la santità stanno ben pensando ancora una volta di farla passare per il denaro, e non per la coerenza, altrimenti chissà se avrebbe così tanti santi da venerare e difendere.
Ad ogni buona speculazione su Simoncelli equiparato nientemeno che all’ISIS, tanto acredine e tanta bile riversata in fiumi di parole per “alfabetizzare” il prossimo, turista o indigeno che sia, come se questo prossimo fosse ancora servo ignorante, fanciullo da indottrinare a dovere, cittadino da ritenere aprioristicamente cretino, o comunque scimmia senza peli con la necessità di farsi “alfabetizzare” da terzi evidentemente di parte, peraltro attraverso fonti imparziali, oltre che con tutti gli interessi anche economici nel propinare questa sua cavillosa “alfabetizzazione”, non si era davvero mai letta. O forse si, visto fatwe ed anatemi a cui veniamo spesso abituati dalle cronache e dalla categoria clericale di diverse religioni, e in diverse epoche.
Sta di fatto che da parte nostra diventa più che doveroso rivolgere un invito a tutti, compresi coloro che si ritengono credenti per bene e nel bene, non solo ad abbassare i toni, ma anche e soprattutto a non cadere in simili provocazioni. La protesta per questa Piazza Garibaldi dove sono stati calati dall’alto – no, non dal divino cielo ma da poco più sotto – gli stemmi di non uno, ma ben due papi con il bianco talare macchiato di sangue innocente, è e deve rimanere negli almanacchi e quindi nella storia della nostra città, una protesta civile, laica, democratica, e pacifica. Proprio come, sin dall’inizio, è stata portata avanti da tutte le associazioni che l’hanno sostenuta. Le barbarie così come i processi umani per decretare divine santità a fallaci e abietti esseri umani, le lasciamo ad altri.
Invitiamo chiunque voglia condividere insieme a noi e alle associazioni che condividono la protesta, a venire martedì 26 luglio alle ore 21.30 presso il monumento al concittadino patriota Girolamo Simoncelli per una serata all’insegna della Democrazia.
Perché per noi, in questo gioco delle parti sarà sempre preferibile perdere “10 a 0” una causa o un confronto continuando a camminare per la nostra strada a testa alta e con la coscienza pulita nei confronti dei valori fondanti la nostra Repubblica, piuttosto che vincere ritagliandoci da soli e su misura le regole di quello stesso gioco.
610 sempre!
*Delegazione UAAR di Senigallia
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