Alla Fenice di Senigallia la commemorazione di Massimo Max Fanelli
Alla Fenice di Senigallia la commemorazione di Massimo Max Fanelli
SENIGALLIA – Saranno in tanti, giovedì pomeriggio, alle ore 17,30, al Teatro La Fenice di Senigallia, a salutare Massimo Max Fanelli. In suo ricordo, quanti hanno una maglietta de I compagni di Jeneba sono invitati ad indossarla.
“E’ con dolore ed infinito amore – si legge in un intervento dell’associazione – che annunciamo la scomparsa del nostro Presidente, Massimo “Max” Fanelli.
Max si è addormentato mercoledì mattina, all’ospedale di Senigallia, dopo tre anni di lotta contro la SLA e dopo una vita dedicata agli ultimi, dai bambini più poveri della Sierra Leone ai malati terminali del nostro paese.
Ci lascia un patrimonio immenso di azioni concrete, di progetti realizzati e tante idee importanti per il futuro dei nostri giovani, di tutti quei ragazzi che lo hanno conosciuto nelle scuole con il suo Progetto di Intercultura e di Educazione alla Cittadinanza Mondiale.
Il suo tempo su questa terra è stato intenso e vitale per tante persone, come riconosciuto dagli organismi ONU con la nomina di membro onorario del Giubileo dell’Educazione e dell’Accademia Impact delle Nazioni Unite.
L’amore e il rispetto assoluto della vita sono il testamento morale che lascia alle migliaia di persone che l’hanno incontrato, e che potranno portarlo nel cuore per tradurlo in azioni concrete di pace e solidarietà.
Il tempo trascorso insieme a lui è stato memorabile e bellissimo.
Bundu Max, carissimo amico, C’E’ TEMPO.
Per il tuo sogno sognato e realizzato per i bambini de I Compagni di Jeneba Onlus, IL TEMPO SARA’ ANCORA PIU’ IMPORTANTE E PREZIOSO.
Ora, il tuo sorriso sarà la nostra guida, la tua lucidità sarà il nostro faro, la tua amicizia sarà l’energia del nostro cuore. Le nostre gambe saranno anche le tue gambe, le nostre braccia saranno anche le tue braccia. Il nostro tempo sarà anche il tuo tempo.
E mentre te ne vai chissà dove, portati con te questa canzone, in quello spazio misterioso in cui non sarai mai solo.
Kabò, Bundu Max.
https://www.youtube.com/watch?v=IBmq7ec1Abs
“C’E’ TEMPO” di Ivano Fossati
da Lampo viaggiatore (2003)
Dicono che c’è un tempo per seminare
e uno che hai voglia ad aspettare
un tempo sognato che viene di notte
e un altro di giorno teso
come un lino a sventolare.
C’è un tempo negato e uno segreto
un tempo distante che è roba degli altri
un momento che era meglio partire
e quella volta che noi due era meglio parlarci.
C’è un tempo perfetto per fare silenzio
guardare il passaggio del sole d’estate
e saper raccontare ai nostri bambini quando
è l’ora muta delle fate.
C’è un giorno che ci siamo perduti
come smarrire un anello in un prato
e c’era tutto un programma futuro
che non abbiamo avverato.
È tempo che sfugge, niente paura
che prima o poi ci riprende
perché c’è tempo, c’è tempo c’è tempo, c’è tempo
per questo mare infinito di gente.
Dio, è proprio tanto che piove
e da un anno non torno
da mezz’ora sono qui arruffato
dentro una sala d’aspetto
di un tram che non viene
non essere gelosa di me
della mia vita
non essere gelosa di me
non essere mai gelosa di me.
C’è un tempo d’aspetto come dicevo
qualcosa di buono che verrà
un attimo fotografato, dipinto, segnato
e quello dopo perduto via
senza nemmeno voler sapere come sarebbe stata
la sua fotografia.
C’è un tempo bellissimo tutto sudato
una stagione ribelle
l’istante in cui scocca l’unica freccia
che arriva alla volta celeste
e trafigge le stelle
è un giorno che tutta la gente
si tende la mano
è il medesimo istante per tutti
che sarà benedetto, io credo
da molto lontano
è il tempo che è finalmente
o quando ci si capisce
un tempo in cui mi vedrai
accanto a te nuovamente
mano alla mano
che buffi saremo
se non ci avranno nemmeno
avvisato.
Dicono che c’è un tempo per seminare
e uno più lungo per aspettare
io dico che c’era un tempo sognato
che bisognava sognare.
“A nome mio e di tutto il Partito Democratico delle Marche – afferma in una nota il segretario regionale Francesco Comi -, esprimo cordoglio e vicinanza alla famiglia di Max Fanelli, che perde, come tutti noi, un uomo forte, coraggioso, che ha messo la sua voce, la sua faccia ed il suo corpo, provati dalla malattia, nella battaglia per una legge che regoli il fine vita. Se la politica finora ha titubato, ora non possiamo più permetterci di aspettare. La battaglia di Max è una battaglia di tanti, di tutti. A noi il dovere assoluto di portarla a compimento. Perché un Paese civile deve tutelare la dignità umana, in qualsiasi situazione, specie in quelle più dolorose, come il fine vita”.
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