“Quando gioco ascolto il silenzio e mi sembra di volare…”
“Quando gioco ascolto il silenzio e mi sembra di volare…”
Benedetta Esposti, studentessa dell’Istituto Cesare Battisti di Fano fa parte della nazionale di pallavolo non-udenti, impegnata in questi giorni a Lodz, in Polonia
di PAOLO MARIA ROCCO
FANO – Promessa dello sport e studentessa: un binomio di successo per Benedetta Esposti che dopo anni di gavetta condotta nelle palestre e nelle aule si appresta non solo a superare l’anno scolastico ma a esordire, da vera campionessa in erba, nella Nazionale di Pallavolo Italiana non-udenti Under 21. In questi giorni è a Lodz, in Polonia, per disputare l’Europeo Under 21.
Iscritta al quarto anno nell’Istituto Tecnico, Economico, Turistico “Cesare Battisti” di Fano, Benedetta Esposti è un’atleta che ha fatto della determinazione e dell’impegno la formula capace di portarla a toccare traguardi di grande rilievo. Ha cominciato nella pratica sportiva all’età di sei anni gareggiando per la Libertas Marotta Volley nella quale ha militato per quattro anni per poi diventare elemento di punta nella squadra Libertas Pietro Mamea Under 16 di Monte Porzio. Infine, dopo cinque anni, è passata in Seconda Divisione con la squadra del Marotta.
Marchigiana di Senigallia, residente “da sempre” dice lei a Monte Porzio, ci tiene a sottolineare che: «se sono arrivata a questi livelli lo devo a mio padre, innanzitutto, e poi a tutta la mia famiglia che mi ha sempre incoraggiata e costantemente seguita sia nello sport che nella vita scolastica».
Rodolfo Esposti, il genitore di Benedetta, è stato il suo primo coach, già allenatore della Libertas ma, prima ancora, della squadra di Pallavolo di Falconara di Serie A. Quando hai avuto la notizia del tuo ingresso nella Nazionale?: «Il giorno dopo il mio compleanno! – risponde una Benedetta Esposti entusiasta, regalandoci un sorriso contagioso- e nel ruolo che più mi è congeniale, di registaۛ. Ho sempre sperato con tutta me stessa di entrare un giorno in Nazionale ma non mi aspettavo avvenisse così presto». Esercitare lo sport a questi livelli ti ha condizionata nelle altre tue occupazioni?: «Sì, per forza. Mi alleno quotidianamente si può dire, e infatti il mio rendimento scolastico potrebbe essere migliore, lo ammetto, anche se i miei professori sono molto comprensivi. Ma oggi essere in Nazionale mi fa capire tante cose, mi ha cambiato mentalmente, mi rende più consapevole delle mie responsabilità e dell’impegno che devo esprimere nel migliore dei modi sia sul campo sia in aula, a scuola».
C’è da aggiungere che la condizione di non-udente non ha mai costituito per Benedetta Esposti un ostacolo, anzi l’ha condotta a tentare, e a vincere, situazioni difficili e, per tanti normodotati, irraggiungibili: «Io quando gioco non porto l’impianto acustico. C’è un silenzio totale intorno a me e la concentrazione è altissima, sicuramente maggiore di quando gioco con gli udenti. Nel mio primo allenamento in Nazionale, infatti, sono rimasta molto stupita: noi non sentiamo l’arbitro, non sentiamo l’allenatore che ci guida e ci incita, e non ci sentiamo tra noi compagne di squadra. Ognuna di noi vede solo i segni del linguaggio dei non-udenti. Anche se l’arbitro ha il fischietto, quando un giocatore sbaglia lo capisce da solo e si ferma il gioco».
Quanto è importante per te lo sport?: «Molto, moltissimo, quanto la scuola: fai conoscenze, cresci, impari. È proprio una scuola da tutti i punti di vista. La pallavolo, poi, è lo sport più difficile, come dice mio padre, perché la palla da gioco deve stare costantemente in alto. E anche a me sembra di volare, quando gioco, quando ho molta energia e mi sento rilassata e felice. Non è stato sempre così. Da piccola venivo presa in giro e alcuni miei coetanei lo fanno anche adesso purtroppo, purtroppo per loro! Io ora ci rido su e molto spesso mi dico: ‘Fortuna che sono sorda!’ Perché se non voglio sentire qualcosa mi basta togliere l’impianto e ascoltare il silenzio, ed è la cosa più bella in alcune circostanze ascoltare il silenzio, un’esperienza che solo i sordi come me conoscono». Ecco come si fa, viene da dire ascoltando Benedetta mentre ci dice con tanta sincerità e verità che la sua storia, appena agli inizi, è un esempio per chiunque di abnegazione, di intelligenza e di coraggio.
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