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Domenica a Ostra un viaggio nella fotografia artistica italiana

Domenica a Ostra un viaggio nella fotografia artistica italiana

Domenica a Ostra un viaggio nella fotografia artistica italiana

Il professor Enzo Carli presenterà – alle ore 17,30 – nella Sala Grande del Comune uno dei suoi libri di maggiore successo: “Quella porta sullo sguardo – Viaggio breve nella fotografia artistica italiana”

Domenica a Ostra un viaggio nella fotografia artistica italiana

OSTRA – Domenica 22 maggio, alle 17:30, presso la Sala Grande del Comune di Ostra, il prof.Enzo Carli terrà un incontro/conferenza per la presentazione del suo libro “Quella porta sullo sguardo. Viaggio breve nella fotografia artistica italiana”. L’evento, che segna la chiusura di un’edizione particolarmente vivace ed appassionante della Primavera Fotografica ostrense, sarà affiancato dal proseguo delle mostre personali di Massimo Renzi e Sofio Valenti (Sala delle Lance) e Roberto Zappacosta (Ex-Pescheria), visitabili sabato e domenica dalle 17 alle 19:30.

In vista di questo interessantissimo appuntamento culturale, proponiamo un intervento del noto critico fotografico

di ENZO CARLI

La fotografia ha rivoluzionato il modo di vedere e comunicare per rappresentazioni e nulla sarà più come prima di questa scoperta. Ha contribuito a educare il mondo attraverso la diffusione seriale di immagini, determinando un fenomeno sociologico di una vastità inimmaginabile.

Come pratica estetica, ormai svincolata dalle funzioni di rapida informazione, rientra nel quadro più generale della cultura umana, tra le moderne attività espressive. Nonostante Ippolyte Bayard nel 1839 presentasse la prima mostra di fotografia a Parigi questa nuova arte per troppo tempo è stata considerata antiaccademica in quanto strumento tecnico (fisico- chimico- ottico) con funzioni di riproduzione della realtà, più in linea con le “invettive profetiche” di Baudelaire che la relegavano come umilissima serva delle arti e della scienza al contrario di Delacroix che sosteneva: «In verità se un uomo di genio saprà servirsi del dagherrotipo come bisogna servirsene, potrà innalzarsi ad un altezza che non conosciamo.» (Delacorix,).

La gerarchia culturale considera la fotografia (e il suo uso popolare e utilitario) come cultura inferiore. Poiché la realtà umana non può trovarsi nella fotografia ma nell’intenzioni del fotografo (Ferrarotti, 1974), ciò che differenzia le fotografie non è solo il contenuto ma la forma, le interpretazioni e gli utilizzi che se ne fanno. (Pasini,)

Da qui la necessità di ricomporre e ricondurre nella giusta collocazione la fotografia in Italia e i valori, la sensibilità e la produzione del Fotografo. Ci prova in primis Giuseppe Cavalli, (fratello gemello di Emanuele fotografo, pittore tonale che nel 1933 insieme a Capogrossi e Melli, compilò il “Manifesto del Primordialismo plastico”). Cavalli, avvocato, letterato, fine esteta, fotografo di rara qualità, ideatore del lirismo chiarista (higt-key), diviene in Italia uno degli interpreti assoluti della ricerca che sancisce la piena autonomia del linguaggio fotografico, svincolato da ogni utilizzo strumentale, asserendo nel Manifesto del 1947 (firmato con Veronesi, Vender, Finazzi e Leiss) l’artisticità della fotografia.

A Cavalli si affiancano per le ricerche condotte in diverse direzioni: Paolo Monti, deciso fotografo mittle-europeo, portatore delle nuove istanze europee (in particolare la fotografia soggettiva di O.Stainert), attento alle nuove sperimentazioni espressioniste, rielaborate in chiave intimistica e tipicamente italiana, con un deciso linguaggio a toni alti (low-key), promotore della famosa Ecole de Venice, come veniva chiamata la Gondola, foto club veneziano in apparente dissenso linguistico con le proposte della Bussola, attivo fin dal 1948; Mario Giacomelli allievo prediletto di Cavalli, caso della fotografia italiana, pittore astratto-materico, poeta, fotografo del reale immaginario o realismo magico, impegnato in un’analisi dentro il sistema della fotografia che assurge ad elemento congeniale per indagare, radiografandoe la propria interiorità; Gianni Berengo Gardin, allievo di Monti, con il suo impegno civile è la coscienza visiva di un’Italia che cambia, il fotoreporter testimone del mutamento sociale e del lavoro di reporter sulla situazione italiana dagli anni ‘60 ai giorni nostri, una protesta con immagini toccanti che hanno contribuito alla soluzione di roventi questioni sociali(ricordiamo la situazione degli ospedali psichiatrici italiani prima della L.190); Nino Migliori, un fotografo capace di misurarsi con le più avanzate elaborazioni, un inventore, ricordiamo pirogrammi, bruciature effettuate sul negativo da stampare (1948), l’off-camera, la fotografia senza macchina fotografica, senza prospettiva illusionistica, e poi le ossidazioni, i clichés verres, gli ideogrammi e come un libro aperto per anni, i muri. Nino Migliori come il Man Ray italiano uno sperimentatore a tutto tondo in competizione con la avanguardie artistiche.

Questo contributo non ha pretese esaustive né altre finalità se non quelle di individuare le matrici teoriche della fotografia moderna italiana e principalmente alcuni protagonisti, personaggi chiave del processo innovativo, su cui avviare la riflessione sulla fotografia artistica italiana a partire dai primi anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Altri illustri importanti e decisivi fotoamatori evoluti, fotografi e intellettuali (Tino Petrelli, Rinaldo Prieri, Ferruccio Ferroni, Mario Lasalandra, Stanislao Farri, Luigi Ghirri, Franco Fontana, Franco Vaccari, Paolo Gioli, Roberto Salbitani, Ferdinando Scianna, Giovanni Chiaromonte, Paolo Gioli, Gabriele Basilico, Mimmo Iodice, Cesare Colombo, Fulvio Roiter..). a cavallo dagli gli anni ‘70 fino all’inizio del nuovo millennio, nella direzione intrapresa, si sono cimentati con grande successo, nella ricerca di nuovi e importanti linguaggi in fotografia, qualificando la fotografia italiana, innalzando il livello di qualità nel panorama internazionale, corroborando le loro immagini con idee e proposizioni critiche e di contenuto. Un discorso a parte meritano in quegli anni, i fotoamatori, la punta più evoluta di un arte media e popolare che nell’ambito della loro pratica e delle loro attività, sono usciti spesso dal torpore delle meritocrazie dei concorsi, e hanno portato la fotografia a risultati di grande dignità e versatilità contribuendo nella definizione dei linguaggi fotografici contemporanei e nell’uso e divulgazione della conoscenza e della pratica fotografica

Questo breve e incompleto panorama sulla fotografia artistica, esprime il complesso significato e l’intensa partecipazione che la fotografia ha avuto e ha nel quadro della cultura italiana contemporanea e nello stesso tempo vuole essere un pretesto ed un invito per conoscere, approfondire e definire il grande serbatoio di proposte e di idee della fotografia contemporanea.

Di questa storia, molto si deve raccontare

Nella foto: il professor Enzo Carli con il Maestro Mario Giacomelli

 

 

 

 

 

 

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