In un catalogo la meravigliosa avventura dei fotografi senigalliesi
In un catalogo la meravigliosa avventura dei fotografi senigalliesi. A metà Novecento stupirono il mondo, inventando la fotografia d’arte
SENIGALLIA – Fotografia senigalliese al centro dell’attenzione internazionale. Infatti è in corso la mostra dedicata ai capolavori di Mario Giacomelli all’Orangerie del Museo di Sens. Un’esposizione, che racconta per filo e per segno la vicenda poetica di Mario Giacomelli, ma che si segnala anche per il merito di ricostruire la meravigliosa avventura del gruppo fotografico Misa, presentando all’attenzione dei numerosi visitatori alcune preziose fotografie di Giuseppe Cavalli e di Ferruccio Ferroni. Il lavoro di ricerca dedicato dal Musinf all’Associazione Fotografica Misa è stato lungo ed appassionante. Ha favorito la conservazione complessiva del patrimonio culturale del secondo Novecento della nostra città, giungendo al consolidarsi, anche internazionalmente, dell’attuale immagine di Senigallia come città della fotografia. “Era stato alla fine del 1987” spiega nel catalogo della mostra di Sens, il prof. Bugatti, direttore del Musinf ”che lo sviluppo del progetto documentario del Museo Comunale d’arte moderna di Senigallia, originariamente legato alla pittura, all’incisione ed alla scultura, aveva condotto alla creazione di alcuni archivi specialistici, tra cui uno dedicato alla fotografia”. In questo ambito fu attuato il proposito di costituire lo specifico settore di ricerca e documentazione dedicato all’Associazione Fotografica Misa, che proprio a Senigallia, aveva avuto l’inizio e il suo sviluppo, prendendo il nome dal fiume che attraversa la città. Bisogna ricordare che la realizzazione di un centro pubblico di documentazione fotografica permanente si è potuta concretizzare grazie alla collaborazione lungimirante, prestata da alcuni protagonisti del Gruppo Misa, primi fra tutti Ferruccio Ferroni, vero storico ed archivista del sodalizio fotografico e Mario Giacomelli, che aveva donato al Museo una vasta serie di fotografie, cui sono state poi dedicate mostre dalla Biblioteca Nazionale di Parigi (a cura di Anne Biroleau) e dagli Istituti italiani di cultura di Los Angeles, New York, Chicago, Praga. Dell’originaria donazione fanno parte molte delle fotografie di Giacomelli ora richieste per esposizione nella mostra di Sens, dove sono conservate anche le incorniciature volute da Giacomelli e realizzate nel laboratorio del corniciaio senigalliese Mario Angelini. Presso questo laboratorio, ancora esistente, Giacomelli, Cavalli, Ferroni e gli altri fotografi e artisti senigalliesi si incontravano quotidianamente. Il laboratorio si trova nel centro storico di Senigallia, di lato al palazzo ducale e poco distante da quella che era la tipografia di Giacomelli ed anche poco distante dal fiume Misa. Per dare l’idea di quella che era l’atmosfera del clima culturale ed amicale del luogo d’incontro è stata proposta in mostra a Sens una poetica fotografia scattatavi da Mario Giacomelli. Giuseppe Cavalli, oltre ad essere caposcuola ed ispiratore dell’Associazione Fotografica Misa, è stato lungamente il punto di riferimento di tutta l’estetica fotografica italiana, guidandone il rinnovamento. Era nato a Lucera nel 1904, ma aveva scelto di vivere a Senigallia. Con la presenza di Cavalli, Senigallia era entrata perentoriamente nella storia della fotografia italiana. La morte di Cavalli, avvenuta nel 1961, segnò la conclusione dell’esperienza di quella che oggi è conosciuta come “Scuola del Misa”, alla cui esperienza e al cui dibattito estetico avevano partecipato, oltre ai fotografi senigalliesi anche rilevanti personalità della cultura fotografica italiana. Fratello gemello di Emanuele Cavalli, protagonista di spicco della vicenda della scuola tonale romana di pittura, Giuseppe Cavalli aveva iniziato a fotografare verso il 1930. Nel 1942, con alcuni amici aveva fondato il “Gruppo degli Otto”, segnalato all’attenzione della critica nazionale attraverso il volume “Otto fotografi italiani d’oggi”. Una pubblicazione, in cui sono contenute le premesse teoriche ed estetiche del gruppo “La Bussola” al quale Cavalli diede vita nel 1947 a Milano, assieme a Mario Finazzi, Ferruccio Leiss, Federico Vender, Luigi Veronesi e Vincenzo Balocchi. Nel manifesto programmatico della Bussola si trova la distinzione tra fotografia artistica e documentaria. “Noi crediamo alla fotografia come arte” premetteva Cavalli. Dal fatto poi che “con l’obiettivo si può trasformare la realtà in fantasia, indispensabile e prima condizione dell’arte“, faceva conseguire la necessità di allontanare la fotografia, che abbia pretese di arte, da quanto considerava come il binario morto della cronaca documentaria.
Partendo da questi principi Cavalli attivò la fondazione del Gruppo Misa, che veniva considerato la sua Scuola. Il sodalizio senigalliese propose immagini a toni alti, attente al rigore compositivo. Critico appassionato e polemico, Cavalli scrisse molti saggi sulla fotografia, che furono pubblicati nelle principali riviste specializzate del tempo, come “Ferrania” e “Fotografi”.
Lo statuto dell’Associazione Misa è del gennaio 1954. A segnare l’uscita dall’ambito locale fu una prima mostra, allestita a Roma presso la sede dell’Associazione Fotografica Romana. Alla rassegna parteciparono quasi tutti coloro che hanno legato il loro nome alla parabola di affermazioni, percorsa dall’associazione: oltre naturalmente a Giuseppe Cavalli, Vincenzo Balocchi, Paolo Bocci, Piergiorgio Branzi, Bruno Bulzacchi, Luciano Ferri, Ferruccio Ferroni, Mario Giacomelli, Francesco Giovannini, Adriano Malfagia, Guelfo Marzola, Giuseppe Moder, Bice De’ Nobili, Giulio Parmiani, Silvio Pellegrini, Lisa Ricasoli, Sandro Rota, Bruno Simoncelli. Cavalli, è stato il teorico della purezza dei “toni alti“, tanto che alcuni suoi detrattori erano usi dire, ironicamente, che dopo Cavalli poteva esistere solo il foglio bianco.
La grande mostra allestita dal Museo di Roma, Palazzo Braschi, nell’ambito della quinta edizione di FotoGrafia, festival internazionale di Roma, subito dopo la mostra di Cartier Bresson, ha contribuito a rendere a Giuseppe Cavalli il ruolo che gli spetta nella storia dell’arte contemporanea. Un ruolo che aveva mantenuto negli ambienti specializzati, anche nel periodo della lunga mancanza di una catalogazione complessiva, parzialmente supplita da alcune belle monografie realizzate, in occasioni di mostre allestite sia in Italia sia in Inghilterra. La donazione al Museo comunale d’arte moderna e della fotografia di Senigallia dell’intero corpus delle fotografie conosciute di Giuseppe Cavalli, effettuata dal figlio Daniele nel 2004, ha consentito una catalogazione digitale, consultabile in permanenza nella videoteca del Musinf. E’ noto che maggior successo internazionale, tra gli artisti senigalliesi del gruppo Misa è stato raggiunto da Mario Giacomelli, ma rilevante è stata anche l’affermazione di alcuni autori come Ferruccio Ferroni, cui, nel 2006, è stato attribuito dalla Fiaf il riconoscimento di artista dell’anno e cui sono state dedicate varie pubblicazioni monografiche. Se Mario Giacomelli era stato salutato subito dalla critica come l’uomo nuovo della fotografia italiana, Ferruccio Ferroni dell’estetica di Cavalli era stato il più rigoroso continuatore. Dopo l’esperienza nel Gruppo Misa e dopo alcune sperimentazioni in pittura e poesia, Giacomelli, invece, aveva battuto vie nuove, condividendo con Crocenzi la concezione della fotografia come racconto fotografico. Il drammatico linguaggio fotografico di Giacomelli è stato caratterizzato dall’innovativo utilizzo di una stampa fortemente contrastata ed applicato alla lirica presa di coscienza della terra come madre.
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